Bentornati su Radio Tausia con un nuovo appuntamento del programma del Mattino con la collaborazione di Atile Edizioni. Oggi abbiamo intervistato Patrizia Giordano, autrice del libro “Di donne, di sogni e altro ancora“.
“I sogni non sono riferiti a quelli in senso figurato ma ai sogni nel senso onirico del termine. In altro ancora confluisce la donna in relazione, il tentativo di definire i sentimenti, la sopraffazione dell’uomo sull’uomo“.
Ascolta l’intervista.
Conosciamo Patrizia Giordano
Patrizia, napoletana, ha lavorato per numerosissimi anni come educatrice nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Ritiene questa parte della sua vita un grande pozzo di esperienze maturate in un luogo dove l’umano e il disumano sono due facce della stessa medaglia, un luogo in cui ha appreso “a perdere l’equilibrio e a ritrovarlo“. Nel carcere ha anche realizzato vari progetti occupandosi in particolare di teatro. Ha iniziato a scrivere da ragazza, pubblicando “Piccole cose senza importanza“.
Non ama molto parlare di sé. Si è accostata a varie discipline, interessata a tutto ciò che avesse a che fare con il corpo e il movimento. “II corpo comunica, ha il suo linguaggio conoscerlo, sfidarsi e superare i propri limiti è un’avventura da non perdere. La poesia non era nei suoi programmi, ma inaspettatamente decide di pubblicare la sua prima raccolta. Pubblica la sua prima vera esperienza editoriale a maggio del 2021 con il romanzo epistolare “Saporita – il tempo lento dell’inverno” edito da Delta3Edizioni.
Descrizione del libro “Di donne, di sogni e altro ancora”
La poesia si fa ricerca dell’essenza, della semplicità indagata, perseguita, ricercata; si fa sostanza dello stare al mondo prima ancora del vacuo, inane tentativo di giudicare il mondo stesso. Si fa domanda nella/sulla fragilità dei personaggi, unita all’intuizione di non dover a tutti i costi ripristinare il dialogo smarrito. Tra donne e uomini, tra amanti potenziali o sempre in bilico, tra donne e donne, quando solo apparentemente unite in lotte di liberazione. Perché nelle poesie che qui fra poco andiamo a attraversare la vera lotta è alla retorica del compromesso, il vero male è l’idea di mediazione e comunicazione come valori assoluti, il tentativo di asservire al proprio l’altrui pensiero, o viceversa; la vera piaga è la tendenza a disconoscere la relatività dei singoli sistemi percettivi.