Oggi 11 settembre, grazie alla collaborazione con Atile Edizioni, nel nostro programma del mattino Il Buongiorno si sente dalla Radio, abbiamo intervistato Floriana Contestabile, autrice della sua terza raccolta “Oltre l’oltre”.
Leggere e scrivere sono sempre stati la sua passione, prima ancora di diventare anche parte del suo lavoro.
Ascolta l’intervista completa.
Floriana Contestabile e la sua terza raccolta “Oltre l’oltre”
Floriana vive a Fiumicino in provincia di Roma ed insegna italiano e latino in una scuola superiore. Questa è la sua terza raccolta.
È davvero un “ossimorica avventura”, per usare l’icastica immagine dell’Autrice, questa esperienza poetica di Floriana.
Non deve ingannare, infatti, il pur evidente anelito metafisico dell’“oltre” che, soprattutto, riguarda la tensione della Vita che si fa Altro, il vuoto che si fa pieno, la colpa che si fa redenzione, il dolore che si fa gioia.
La sinossi di “Oltre l’oltre”
La Voce poetica racconta il suo mondo, soprattutto l’euforia e la disforia della vita personale, familiare: la madre, in particolare, di cui si avverte l’assenza terrena irrimediabile eppure viva e attiva nell’”oltre”, che viene configurato in versi dotati di quella fisicità insita nel rapporto istituito dalla figlia, che rammemora poeticamente, con colei che l’ha generata e fatta esistere, alla Vita come all’Arte.
Ma la vita concede e toglie, quasi sempre nello stesso tempo. Ed ecco, allora, l’altra perdita del padre, e quella dell’amica affettuosa, persone divenute Oltre, assenze (pur) presenti all’autrice, intensamente e dolorosamente orfana.
Sicché, dantescamente, l’oltre non è soltanto un ‘altro’ mondo, ma è l’unico mondo possibile per chi sa che la vita continua. Il (vero) mondo sta “oltre l’oltre” ed è un Purgatorio mobile, provvisorio quanto progressivo, tra Inferno e Paradiso. L’Autrice attribuisce a tale stato intermedio una connotazione ardua ma, pur segnata dai fraintendimenti della significazione contemporanea, efficace: la resilienza.
Conclusione del libro
La poesia si fa racconto, quasi con un ordinamento calendariale, la delineazione di un tempo di partenza della creazione artistica e di un tempo di arrivo che, come in ogni buona narrazione, contiene il buon finale di speranza. E, forse, molto concorre a esaltare questa connessione tra tempo e anima la circostanza della fase (ancora) acuta della pandemia, fino alla sua (quasi) completa risoluzione.
E, perciò, in conclusione, l’“orfana” recupera il pieno degli affetti e si dispone ad accogliere ancora una volta la vita come, pur ossimorica, avventura umana e artistica.